I barconi e l’assurdo.

I barconi e l’assurdo.

Una riflessione di don Andrea Cristiani sull’emergenza profughi e sull’Africa. Un punto di vista originale che lancia l’idea di una grande operazione culturale.

Un progetto Shalom insieme all’AMCI prevede la formazione di un giovane medico togolese che dovrà gestire un dispensario sanitario nel proprio paese. Dopo aver esplicato da un bel po’ di tempo le complesse e onerose procedure di garanzia per ottenere il visto di soggiorno, ad oggi, pur sollecitando, non ci siamo riusciti. Egli sarebbe dovuto venire per favorire il benessere e dunque la stanzialità dei suoi connazionali. La cosa ha del tragico – comico se rapportata alle migliaia di africani clandestini che arrivano ogni giorno con il lasciapassare della malavita e non solo con i barconi. È più facile da noi entrare per prostituirsi e spacciare che per imparare a curare i propri simili. Che assurdo!
Ancora più delicata è la questione posta dalla miseria che ormai i nostri paesi, ex paradisi industrializzati, non nascondono più: case senza acqua, senza elettricità e frigoriferi vuoti, sfratti e disoccupazione cronica. Le parrocchie e i servizi sociali hanno le casse vuote per la sproporzione fra le risorse e i bisogni. È difficile far capire alle persone in grave difficoltà perché “un ospite” arrivato senza preavviso dal mare “riceve” per una vita dignitosa 1100 euro al mese, gestite da un ente, una cooperativa o un’associazione del territorio, una vera “tentazione” per gente senza scrupoli. E poi per quanto? E a quale scopo? In attesa della sospirata quanto improbabile ripresa dell’occupazione? O di un posto di lavoro in un più fortunato o ambìto paese d’Europa? Oppure è un vitalizio? Nessuno lo sa.
Essendo “esperto” d’Africa dopo una quarantina d’anni di cooperazione in quei paesi, mi permetto di suggerire alcune considerazioni, affermando con fermezza e prima di tutto il sacrosanto dovere dell’accoglienza. Non mi piace l’accostamento con l’emigrazione italiana all’inizio del secolo scorso, diverso era il contesto globale e le modalità degli spostamenti, molto dure anche allora, ma quasi sempre vissute nella legalità. Per i miei parenti fu così. I Paesi preferiti dalla maggioranza dei nostri migranti avevano terre sterminate da coltivare che aspettavano forza lavoro ed i processi integrativi sofferti, ma supportati dai grandi valori della nostra tradizione cattolica, sono stati fecondi, fino a donarci un Papa e un Papa come Francesco.
Il principio di “fraternità” è squisitamente laico e va applicato sempre e da tutti ma nella verità. Posso dire che questi fratelli audaci, sono diseguali per provenienza e motivazioni. Si lasciano alle spalle storie di guerra e di arretratezza culturale, sociale ed economica. Li accomuna il fatto che hanno dovuto pagare cifre enormi, per intraprendere l’avventura nella speranza di raggiungere un mondo ai loro occhi più evoluto e più felice. Male informati dai mezzi di comunicazione, sono caduti nel “mare nostrum” dell’inganno di un paradiso terrestre che non c’è. La vecchia e ambita Europa è naufragata in una crisi epocale sia economica che morale dalla quale stenta a rialzarsi e la giovane America, democratica e capitalista, ha in sé diseguaglianze e paure. Il colmo è che i grandi forzieri della ricchezza del globo sono proprio in Africa, disinvoltamente sfruttata dai soliti, con la complicità dei loro governanti corrotti.
Visto che l’Africa si è così avvicinata, dovremmo fare una grande operazione culturale ed educativa nella prospettiva di una cittadinanza globale, che valorizza il particolare, cioè le radici di ognuno e il diritto di avere risposte ai bisogni fondamentali nella propria terra senza dover fuggire. È un’occasione unica per far crescere la civiltà muovendoci in due ambiti privilegiati: i profughi e l’Africa. Per i primi occorre impostare una vera scuola di umanità dove si insegnano valori di cui siamo portatori. L’amore per la propria Patria con testimonianze di giovani valorosi che hanno dato la vita per la libertà, il progresso, i diritti umani, la democrazia. Ciò che noi abbiamo e loro cercano è stato conquistato con il sangue da uomini e donne che hanno lottato per amore della loro terra. Non mancano letterature e film da trasmettere. È onesto dir loro che l’agognato consumismo è una fregatura, perché non rende migliori le persone, ma le impoverisce e le fa schiave. Il guadagno abbondante e facile è una tentazione che solitamente porta in galera. Infatti è bene programmare, per essere più persuasivi, una visita alle carceri e fargli toccare con mano dove abitano tanti loro connazionali. Nei percorsi formativi sullo stile della scuola di Barbiana, cioè a tempo pieno per scoraggiare il vagabondaggio, per impedire che per una seconda volta finiscano nelle grinfie dei criminali o dei balordi, oltre all’insegnamento delle lingue e delle religioni per disinnescare i fondamentalismi, una buona parte del tempo servirà per attività volontarie finalizzate al bene proprio e della comunità che li accoglie. Vedo questi fratelli come “missionari“ da formare come lievito di pace, di progresso, di libertà e di democrazia da reinserire nei loro rispettivi paesi allo scopo di ribaltare le dittature ed elevare la condizione di vita dei loro popoli. Una grande sfida. Ci riusciremo? Utopia? Forse. Noi ce l’abbiamo fatta.
L’Africa la più ricca signora del pianeta è un Eldorado per tanti europei, americani e cinesi che vi fanno affari d’oro, basti pensare al mercato delle armi, tanto necessarie per tenere soggiogati i popoli, oro, argento, diamanti, uranio, coltano, petrolio ecc… ecc… giacimenti immensi col divieto di accesso agli africani. L’Africa deve vincere il complesso di sudditanza verso le ex potenze coloniali ed esprimere una classe politica consapevole e responsabile, non vassalla dei vecchi padroni. Come potrà mai farlo senza una vera conversione delle potenze mondiali? Una sana cooperazione, una esportazione generosa di tecnologia e di professionalità, un sostegno economico dato per il progresso delle nuove generazioni, pensate cosa potrebbero fare con 1100 euro al mese! Quanta scuola, quanto lavoro, quanta sanità. Questa è la collaborazione necessaria affinché vedano un futuro nelle loro terre senza dover fuggire, dover morire… Non si potrà mai risolvere il problema degli africani in fuga, senza pensare seriamente a far sviluppare l’Africa. Mi chiedo: a chi fa comodo lasciarla così? Chiudo con un invito a coloro che “si voltano dall’altra parte”: fate presto! È già tardi…..
Andrea Pio Cristiani