Una mattinata per la Festa della Toscana – Abolizione della pena di morte (1796)

Una mattinata per la Festa della Toscana – Abolizione della pena di morte (1796)

È stata una mattinata davvero intensa, oltretutto di altissimo valore civile e morale, quella che i ragazzi delle scuole di Montaione e Gambassi hanno avuto martedì 26 al Teatro Scipione Ammirato, presenti il sindaco di Montaione Paolo Pomponi e diversi assessori di Gambassi e Montaione. Poi ancora Andrea Tamburini per il Movimento Shalom e Maria Antonia Lai dirigente scolastico della zona.
In scena c’era l’ORESTEA AFRICANA, con per attori quattro migranti africani, Benjamin Compaore, Valentine Igwe, Sarjo Touray, Patrick Francis, di una capacità scenica davvero impressionante. Registi Andrea Mancini e Paola Bolelli.
Lo spettacolo si inseriva nelle celebrazioni della Festa della Toscana (#FestaToscana2018) ed è stato promosso dall’associazione Progetto Città di Volterra, in collaborazione con il Movimento Shalom e con La Conchiglia di Santiago.
L’impegno scenico ha avuto un fortissimo valore teatrale, al punto che la platea (quasi duecento ragazzi), ha reagito in modo davvero importante, sia con applausi prolungati, sia con il coinvolgimento diretto nello spettacolo, ma anche con una discussione che si è prolungata per quasi un’ora.
I temi erano quelli suscitati dallo spettacolo: l’uccisione della madre da parte di Oreste, la persecuzione degli Spiriti della Foresta e la conclusione che esce dallo natura tribale con cui la vicenda è stata vissuta e vista – dagli africani adesso, ma anche dagli antichi Greci duemilacinquecento anni fa -, e arriva a superare la logica dell’occhio per occhio, dente per dente, la cosiddetta legge del taglione, per giungere alla civiltà, ad un processo, il primo processo della storia, quello celebrato ad Atene, per giudicare appunto Oreste.
I ragazzi sono stati straordinari nell’entrare in temi non semplicissimi, merito soprattutto dello spettacolo, che ha raggiunto il cuore degli spettatori, grazie ai ritmi e alla musica. Le domande sono state moltissime domande e anche le curiosità per quella che è stata l’esperienza dei quattro africani, spesso poco più grandi di loro.
Sono state del resto molto belle anche le testimonianze di adulti, che hanno raccontato la loro esperienza di migranti, dalla Sardegna o dalla Sicilia, verso il nord, ma anche verso l’America.
Alla fine dello spettacolo, quando Oreste, rivolto al pubblico, chiede “Ce la faremo?”, è stata splendida e assolutamente inaspettata la risposta di tanti di questi ragazzi, una risposta positiva, rincuorante: “Sì, sì, ce la farete… certo ce la farete!”.
Solo una ragazzina ha detto il contrario, e ha lasciato tutti un po’ stupiti, per poi scoprire che le sue parole derivavano forse dalla vita: anche lei era figlia di migranti, probabilmente sottoposti alle difficoltà di rapporto in una nazione nonostante tutto accogliente – l’esperienza di Montaione, in questo senso è emblematica – quale è l’Italia.