Pensiero del mese di marzo 2023 – Non siamo sudditi di nessuno

Pensiero del mese di marzo 2023 – Non siamo sudditi di nessuno

di Andrea Pio Cristiani, fondatore del Movimento Shalom

I testi biblici, ispiratori del nostro Movimento, sono stati i capitoli 23 e 25 del Vangelo di Matteo come appendice alle Beatitudini, architettura ideale del progetto di Gesù.
Oramai da tempo ad ogni livello combattiamo autoreferenzialità e clericalismo, con scarsi risultati, ma con la constatazione che da una parte all’altra del mondo e dunque anche da noi qualcosa, anche se lentamente e con dolorose retromarcia, si stia muovendo.
Il principio irrinunciabile è per noi l’unità della Chiesa che non consiste nel pensarla tutti allo stesso modo, ma piuttosto ad eliminare la frattura generata nei secoli, per soli appetiti di potere, fra il clero e i fedeli laici, visti come sudditi inferiori che debbono ubbidire ad insegnamenti morali e dottrinali estranei al Vangelo che oggi sono inequivocabili.
L’unità si fonda sul principio egualitario per il quale Cristo è stato ammazzato e sulla sua identificazione con il Volto umano della divinità che ha esteso ad ogni persona divinizzandola. Dunque non è ammissibile escludere qualcuno, per qualsiasi ragione, da Lui. Egli ha il volto di tutti e si dona a tutti.
Tutti con attitudini e carismi diversi siamo servitori del Vangelo la dignità è al massimo per ognuno tranne che per i piccoli, intendendo bambini, disabili, poveri e ammalati che sono in assoluto i nostri principi e re, che dobbiamo servire come se fossero Dio.
Non ci sono due livelli, coloro ai quali dobbiamo baciare le mani, come fanno i mafiosi o coloro che si rivestono dei simboli del potere, non del servizio.

All’inizio di questa quaresima, affinché non sia inutile, Shalom conferma la richiesta in nome del Vangelo per quale Cristo è stato in modo infame giustiziato la soppressione di ogni struttura monarchico maschilista e gerarchica, triste eredità del passato.
Chiede ad alta voce, senza alcun timore di rogo , l’abolizione dei simboli medievali e rinascimentali evocatori di tanti equivoci: stemmi con nappe nobiliari, trine, paludamenti e turbanti che marcano le differenze, sui quali Gesù ha ironizzato (leggere il capito 23 del vangelo di Matteo), come i titoli sempre condannati da Gesù e ancor più i gesti di sudditanza.
Ripristinare l’unico nome ch’Egli ci ha espressamente chiesto: fatevi chiamare Fratelli.

Il nostro Papa Francesco è un esempio di semplicità e povertà evangelica e non perde occasione per richiamare l’insegnamento e la vita di Gesù. Ma vedendo il comportamento di certi uomini di Chiesa si direbbe che i suoi accurati appelli cadono nel vuoto, basta leggere i manifesti degli eventi di chiesa dove ancora dopo il Concilio vaticano II (1962) appaiono assurdi titoli altisonanti accompagnati da superlativi assoluti (Sua Eccellenza Reverendissima il Signor Vescovo di…..o Sua Eminenza reverendissima il Signor Cardinale di.…). Proprio come Gesù che da ricco che era si fece povero e si spogliò di tutto e umiliò se stesso (2Cor.8-9).
Per noi vincere il carrierismo e la vanità nella Chiesa significa affermare uguaglianza e spirito di servizio autentico.
Il servizio dell’autorità nella comunità di Gesù è concepito esclusivamente a tutela dell’integrità del Vangelo e vigila sulla carità.
Non si tratta di garantire l’integrità di una dottrina formulata dagli uomini, ma di testimoniare una persona Vivente: Gesù.
Il nostro impegno sia implacabile nella condanna di tutto ciò che è contrario a Gesù, comprese superstizioni e feticismi.
Invitiamo a riporre nei musei oggetti e fogge che hanno fatto parte del passato.

I nostri denigratori già arrotano i coltelli, ma noi abbiamo conquistato una tale libertà che non ci può essere tolta perché è costata il sangue di Gesù. Consiglio a tutti gli appartenenti a Shalom, credenti e non credenti, agli amici e ai diffamatori di meditare in questo tempo di quaresima i capitoli 23 e 25 del Vangelo di Matteo.
Buon cammino verso la Pasqua.

Andrea, vostro fratello, da oggi e per quanto mi resta da vivere vi chiedo di chiamarmi così.