Armenia: culla della fede

Armenia: culla della fede

di Vieri Martini

L’Armenia è un Paese in grado di trasmettere fortissime emozioni. Ancora di più se hai modo di visitarlo non da semplice turista ma da pellegrino. Ed è proprio un pellegrinaggio quello che abbiamo intrapreso a novembre scorso, guidati dai nostri Don Andrea e Don Donato.

Nella capitale Yerevan – che si trova a 1.000 metri sul livello del mare – gli scenari che si alternano variano dal centro della città del tutto occidentalizzato, alla periferia con i suoi enormi palazzi grigi tipici degli stati dell’ex Urss. Fuori dalla capitale piccoli paesi – poco più che villaggi – molti dei quali oramai disabitati ed abbandonati.

Quello che colpisce sicuramente di più dell’Armenia sono gli imponenti monasteri che nei secoli sono stati le roccaforti del cristianesimo e che hanno aiutato a favorire la fortissima identità nazionale dei suoi abitanti.

E’ proprio il forte senso nazionalistico che impone agli armeni il ricordo di quello che ancora oggi fatica ad essere universalmente riconosciuto come un genocidio. Un obelisco alto oltre quaranta metri sovrasta Yerevan, con al centro una fiamma perenne per ricordare il “grande male”. Un milione e mezzo di armeni furono sterminati dai turchi nel 1915.

Gli armeni sentono tutto il peso di essere stato il primo paese cristiano al mondo e di rappresentare oggi l’ultimo baluardo del cristianesimo circondato dall’Islam. Una forte fede che ha resistito nei secoli a numerose invasioni e da ultimo all’ateismo dell’Unione Sovietica.

Il monte Ararat rappresenta senz’altro un simbolo dell’Armenia ma con un doloroso non indifferente dettaglio: “il nostro monte si trova in Armenia occidentale”, ovvero in quei territori che oggi sono di dominio turco.

Le antichissime pietre degli incredibili monasteri, resi ancor di più suggestivi per i luoghi in cui si trovano (spesso in fondo a profonde gole o su ripide vette), trasudano di storia. Come ci ha confessato un sacerdote armeno: “queste pietre si camuffano in vecchi sassi alla vista dei turisti ma sono in grado di parlare ai pellegrini in preghiera”.

Non posso far altro, allora, che provare a farvi rivivere la bellezza di questi paesaggi attraverso qualche immagine e consigliarvi di intraprendere un pellegrinaggio in questi luoghi sacri per noi cristiani.