Senegal: viaggio fotografico attraverso la terra dell’accoglienza

Senegal: viaggio fotografico attraverso la terra dell’accoglienza

Torna di scena l’Africa presso il Centro Giovanni XXIII in S. Croce sull’Arno. Alla presenza di soci e simpatizzanti Shalom, del sindaco Giulia Deidda e di una nutrita rappresentanza della comunità senegalese di S. Croce e dintorni, capitanata dal presidente dell’Unione delle associazioni senegalesi in Italia Adama Gueye, si è tenuta il 7 febbraio u.s. la presentazione del libro fotografico dedicato al Senegal curato dai due instancabili “viaggiatori Shalom” Tommaso e Lorenzo.

La cronaca di quest’ ultimo viaggio, compiuto dai due autori nello scorso Ottobre, ha rappresentato un altro capitolo della “nostra Africa” che si racconta mettendo in primo piano la sua immensa capacità di “accogliere”.

Con i loro scatti fotografici Tommaso e Lorenzo hanno saputo afferrare ed immortalare tutte le sfumature, gli aspetti ed i momenti della quotidianità di questo popolo che al meglio esaltano la meravigliosa dote dell’accoglienza che viene offerta attraverso la semplicità, la mitezza e la dolcezza dei volti, dei sorrisi e degli sguardi della gente. Sguardi che poi a tratti si fanno anche profondi e penetranti come a rievocare la disumanità e l’orrore a cui il popolo senegalese è stato sottoposto nel passato durante il periodo del colonialismo e della deportazione degli schiavi.

Il Movimento Shalom è da anni legato alla terra del Senegal soprattutto con attività svolte nel campo dell’assistenzialismo di tipo medico-sanitario, e rappresentativi nel libro sono gli scatti fotografici che ritraggono il distretto sanitario di Thiel dove i nostri volontari, coordinati dal Dott. Giulio Valentini assieme a Maria Rosa Salerno e alla signora Fathou (referente in loco del Movimento Shalom), portano avanti un’instancabile azione di formazione e assistenza sanitaria.

Azione messa in campo anche attraverso il progetto denominato “carovana della salute”, un convoglio umano itinerante formato da medici e altre persone specializzate che spostandosi di villaggio in villaggio prestano assistenza, controlli e cure mediche a chi, bisognoso, non può permetterseli.

Un altro aspetto importante che emerge dalle foto e va assolutamente sottolineato è come, decisamente contro corrente se pensiamo all’ordinario ‘sentire’ ed ‘agire’, questo popolo sappia profondamente rispettarsi e addirittura “ammirarsi” nelle diversità e nelle differenze culturali e religiose, esaltando al massimo quel principio universale di rispetto e convivenza proprio del dialogo interreligioso.

Esercitando la professione di architetto sono rimasto colpito di come anche in un paese sostanzialmente povero come il Senegal l’architettura non manchi certo dei suoi caratteri distintivi e identitari.

Quella che passa attraverso le foto di questo libro è l’immagine di una architettura multisecolare fortemente radicata alle tradizioni e alla cultura locali, un’architettura che vive di colore, di accesi cromatismi e di una varietà di stili costruttivi che a volte si trasforma in un “contrasto stridente”. Colpisce ad esempio come l’architettura del culto davvero ricca e monumentale trovi come contro altare, negli ambiti insediativi dei villaggi, un’architettura caratterizzata da uno stile estremamente povero ed essenziale con abitazioni costruite per mezzo dell’assemblamento di canne, fango, erba essiccata e lamiere.

Questo libro fotografico ha saputo inoltre ben immortalare anche un altro aspetto prioritario nella mission del Movimento Shalom e cioè la centralità e la tutela del bambino, la difesa dei suoi diritti a partire da quello di poter nascere in sicurezza; sono in tal senso suggestive le immagini dell’asilo nido gestito dalle suore francescane con ritratti i biberon pronti per i vari turni di allattamento dei neonati e l’enorme distesa di bavagli messi in fila ad asciugare.

Questo viaggio esplorativo nella terra del Senegal si conclude con uno scatto fotografico che non può non toccare la sensibilità del genere umano, e cioè quello dei due amici che si lanciano in volo contro l’obbiettivo della macchina fotografica come ad evocare un invito gioioso e dirompente all’incontro tra le culture e le religioni, un’esortazione all’abbraccio fraterno tra i popoli.

L’animo gentile e pacifico di questo popolo sia un monito ed un riferimento esemplare per tutti noi.